Furio Jesi and Judaism
Abstract
This discussion examines Furio Jesi’s theory of the “mythological machine” as he elaborates its workings
in its anti-Semitic manifestations. The very mechanism Jesi describes as operational in the non-genuine, “technicized”
mythology directed toward a political objective can be found in anti-Semitic mythology ever since the medieval legend
of the Wandering Jew, the blood libel, and its correlated myth of the Jewish Vampire; in sum, the myth of the Jew as
other and powerful. At the same time, Jesi recognizes in these figures who stand at the border between life and death (the
Wandering Jew, the Vampire) a figure of the poet in general and of himself. Jesi obliquely represents himself standing at
the border between Judaism and Christianity, mortality and immortality, creative writing and critical analysis, and
between wisdom and darkness.
Al potere del poeta di andare alle fonti del mito, di manipolare la forza vitale, che è anche il suo come
poeta, Furio Jesi oppone o piuttosto affianca nella sua opera la necessità di «raccontare», nei saggi critici, il mito stesso,
genuino o tecnicizzato, per poter far parte di una comunità di conoscenti capace di capire il funzionamento di una
pericolosa «macchina mitologica». Jesi elabora la sua teoria della «macchina mitologica» guardando all’uso di questa
stessa in senso antisemita. Lo stesso meccanismo che riconosce legato al mito non genuino, tecnicizzato e diretto a un
fine politico, lo riconosce nella macchina mitologica antisemita fin dalla leggenda medievale cristiana dell’ebreo errante,
nell’accusa del sangue rivolta agli ebrei e al mito correlato dell’ebreo vampiro, in senso rituale e sociologico-economico,
e dell’ebreo diverso e potente. Contemporaneamente Jesi riconosce in queste figure (“l’ebreo errante”, il “vampiro”) sul
limite tra la vita e la morte la figura del poeta e di se stesso
Keywords
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PDFDOI: http://dx.doi.org/10.12869/TM2023-1-02
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ISSN 2282-0043 - Registered at the Court of Rome on Nov. 8, 2012, no. 305/2012
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