The deportation of Libyan Jews in the Italian interment town of Camerino La deportazione degli ebrei libici nella città italiana di Camerino
Abstract
The research presented here intends to clarify the fate of the British Libyan Jews moved to Italy and from here to the concentration camp of Bergen-Belsen in Germany. The peculiarity of that camp was its nature as a prisoners’ exchange point. This meant it was possible to rescue many prisoners. These were people driven from their homes and deported through a long journey. The serious responsibilities of the Italian authorities in these events have been hidden for far too long. The deportations and the prisoners’ arrival in Italy unveil the sad reality of the Italian concentration camps known as internment camps. If it is true that the Holocaust has become the symbol of absolute evil, the touchstone of any event, it is equally true that not all stories have the same resonance and that it would be appropriate and necessary to address the historic consciousness and the memories of what happened. Entrusting such a task solely to the Jewish community could easily give the impression that all other groups affected by the Holocaust are excluded from the dialogue. In doing so, one risks to diminish the enormity of the facts. It would therefore be desirable to involve all affected parties in the debate though greater and more careful disclosure of their stories (D. Meghnagi, 1992, 2006, 2009).
La ricerca qui presentata, ha lo scopo di fare chiarezza circa la sorte degli ebrei libici con cittadinanza inglese, trasferiti in Italia e poi nel campo di concentramento di Bergen Belsen in Germania, la cui peculiare funzione di campo di scambio di prigionieri rappresentò la salvezza per la maggior parte di essi. Persone, allontanate dalle loro case e deportate, attraverso un lungo viaggio. Si è taciuto per troppo tempo, su fatti che nascondono gravi responsabilità da parte delle autorità italiane. Se è vero che la Shoah è diventata simbolo del male assoluto, pietra di paragone di ogni evento, è anche vero però, che non tutte le storie hanno la stessa risonanza e sarebbe opportuno e necessario affrontare il problema della gestione della memoria di quanto avvenuto. Un affidamento di tale questione alla sola comunità ebraica, potrebbe far apparire come esclusi dal dibattito tutte le altre popolazioni coinvolte nella tragedia, sminuendo la loro rappresentazione dell’accaduto (D. Megnagi, 1992, 2006, 2009).
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DOI: http://dx.doi.org/10.12869/TM2019-2-04
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