For an inner Jewish history: Viennese and Salonikan Jews interviewed by David Boder in 1946
Abstract
David P. Boder, an American Latvian-born psychologist, came to Europe in 1946 to interview Holocaust
survivors in order to study how the impact of the catastrophe had affected them and to let American people grasp the
dramatic situation of displaced persons in Europe. Among the interviewees there were Jews from Thessaloniki and
Vienna, whose interviews were recorded with a wire recorder, later transcribed and translated into English. They represent
an effective means for a deeper understanding of both the survivors’ situation after the liberation and the way they dealt
with their own past and future, in particular in relation with the cities they were from. They provide that Judeo-centric
approach Philip Friedman, the father of Jewish historiography on the Holocaust, aimed at in order to get the full picture
of the events. There were many differences between Thessaloniki’s and Vienna’s Jewish communities but, at the same
time, in their history there were similarities. Thessaloniki’s Sephardi community shaped the city’s features for four
centuries, since until the end of the Twenties the Jews constituted the majority of the population. The community in
Vienna was mainly Ashkenazi and constituted a minority which nonetheless deeply influenced the cultural and economic
life of the city. Both in Thessaloniki and in Vienna the Jewish population included people of different nationalities, which
influenced their fate during the Nazi persecution and the Holocaust. In Thessaloniki people owning a Spanish, Italian and
Portuguese citizenship were initially excluded from the anti-Jewish policy, but eventually, in 1943/4 many of them were
deported. In Vienna, where the persecution began much earlier, as a consequence of the Anschluss, and the Nazis aimed
at getting rid of the Jewish population, emigration became a matter of life or death: to hold a citizenship of Poland or
Austria, or Hungary, for instance, made a difference in getting a visa or papers to emigrate. In both cities members of the
same family might have had different citizenships, therefore they endured also the tragedy of separation which was
particularly hard in Vienna, more rare in Thessaloniki, where the speed of the ghettoization and deportation didn’t allow
emigration. My research is focused in particular on 6 interviews: three given by Salonikan Jews, three by Viennese. My
purpose is to analyze how the Nazi persecution, carried out according to a global general plan, affected people coming
from different backgrounds, which were the analogies and the differences between their experiences, how they dealt with
the persecution and what was their relation with their hometown after the liberation. Boder’s interviews allows also to
understand the different kinds of trauma the survivors endured utilizing the Traumatic Index Boder elaborated. Despite
the chronological shifts, both groups underwent isolation and persecution, uprooting, deprivation, separation, deception,
uncertainty and ignorance about their present and future. These interviews are among the earliest testimonies on the
Holocaust and were recorded in that time, between the liberation and the beginning of a new life, when the survivors were
living in uncertainty and grief, between a painful past and an unknown future: no one of them wanted to go back to their
cities, their world had vanished.
David P. Boder, uno psicologo americano nato in Lettonia, giunse in Europa nel 1946 per intervistare i
sopravvissuti alla Shoah e per studiare come l'impatto della catastrofe li avesse colpiti. Intendeva, inoltre, far comprendere
al popolo americano la drammatica situazione dei profughi in Europa. Tra gli intervistati c’erano ebrei di Salonicco e
Vienna, le cui interviste sono state registrate con un registratore, successivamente trascritte e tradotte in inglese. Esse
costituiscono un mezzo efficace per una comprensione più profonda sia della situazione dei sopravvissuti dopo la
liberazione sia del modo in cui hanno affrontato il proprio passato e futuro, in particolare in relazione alle città da cui
provenivano. Inoltre, forniscono quell'approccio “ebraico centrico” a cui Philip Friedman, il padre della storiografia
ebraica sulla Shoah, mirava per avere un quadro completo degli eventi. Esistevano molte differenze tra le comunità
ebraiche di Salonicco e di Vienna ma, allo stesso tempo, nella loro storia c'erano delle somiglianze. La comunità di Vienna
era principalmente ashkenazita e costituiva una minoranza che tuttavia influenzò profondamente la vita culturale ed
economica della città. Sia a Salonicco che a Vienna la popolazione ebraica comprendeva persone di diverse nazionalità,
fattore che ne determinò il destino durante la persecuzione nazista. A Salonicco le persone in possesso di cittadinanza
spagnola, italiana e portoghese furono inizialmente escluse dalla politica antiebraica, ma alla fine, nel 1943/44, molte di
loro furono deportate. A Vienna dopo l’Anschluss, I nazisti miravano a sbarazzarsi della popolazione ebraica,
l'emigrazione divenne una questione di vita o di morte: possedere una cittadinanza polacca o austriaca, o ungherese, per
esempio, fece la differenza per ottenere un visto o documenti per emigrare. In entrambe le città i membri della stessa
famiglia potevano avere cittadinanze diverse, quindi subirono anche il dramma della separazione che fu particolarmente
duro a Vienna, più raro a Salonicco, dove la velocità della ghettizzazione e della deportazione non permise l'emigrazione.
La ricerca si concentra in particolare su 6 interviste: tre rilasciate da ebrei di Salonicco, tre da viennesi. Il mio scopo è
analizzare come la persecuzione nazista, condotta secondo un piano generale globale, abbia colpito persone provenienti
da ambienti diversi, quali siano state le analogie e le differenze nelle loro esperienze, come hanno affrontato la
persecuzione e qual è stato il loro rapporto con la loro città natale dopo la liberazione. Come abbiamo subito l’isolamento
e la persecuzione, lo sradicamento, la privazione, la separazione, l’inganno, l’incertezza e l’ignoranza riguardo al proprio
presente e futuro. Queste interviste sono tra le prime testimonianze sulla Shoah e sono state registrate in quel tempo, tra
la liberazione e l'inizio di una nuova vita, quando i sopravvissuti vivevano nell'incertezza e nel dolore, tra un passato
doloroso e un futuro ignoto: nessuno volle tornare nelle proprie città, il loro mondo era svanito.
Keywords
Full Text:
PDFDOI: http://dx.doi.org/10.12869/TM2023-2-02
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ISSN 2282-0043 - Registered at the Court of Rome on Nov. 8, 2012, no. 305/2012
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