Freud, la Bildung e il motto di spirito più riuscito
Abstract
Freud’s relationship with the Jewish emancipation issue is complex, deep and multi-faceted. They cross his entire life and can be analyzed from different angles: biographically and socially, philosophically, politically and culturally. Until 1907 the psychoanalytic movement was in practice a Jewish movement. It was not by chance that the arrival of Jung, a young psychiatrist who was already well known in his own right, was seen by Freud as a way out of the isolation in which he found himself. And it was not by chance that Kafka acutely regarded the spread and success of psychoanalysis in Jewish circles as a kind of “Rashi commentary” on Jewish life in his time. By referring to Rashi, the most authoritative and familiar of all commentators on the Bible from the Middle Ages onwards, he meant to go to the heart of contemporary Jewry and to avoid trivializing the historical drama in which Jewish life was enveloped at the time. Both Freud and Kafka were acutely aware that their writing was a place of sublimation of the anxieties of an entire generation. This is what the essay aims to highlight through a review of Freud’s writings and the dialogue between his writings and the parallel reflections of some important authors of 20th century Jewish history, including Kafka, Benjamin, Scholem and Pollak.
I rapporti che Freud ha intrattenuto con la problematica ebraica dell’emancipazione sono complessi, profondi e molteplici. Attraversano l’intera sua esistenza e possono essere analizzate da angolature diverse: biografiche e sociali, filosofiche, politiche e culturali. Sino al 1907 il movimento psicoanalitico è in pratica un movimento composto da ebrei. Non per caso l’arrivo di Jung, un giovane psichiatra già noto, fu visto da Freud come una via di uscita all’isolamento i cui versava. E non per caso con acume Kafka aveva considerato la diffusione e la fortuna della psicoanalisi negli ambienti ebraici come una sorta di “commento di Rashì” della vita ebraica del suo tempo. Con il suo riferirsi a Rashì, il più autorevole e familiare tra i commentatori della Bibbia dal Medioevo in poi, Kafka intendeva andare al cuore della vicenda ebraica contemporanea, invitando a evitare la banalizzazione del dramma storico in cui era avvolta la vita ebraica dell’epoca. Sia Freud sia Kafka, in modi diversi, furono consapevoli che la loro scrittura era un luogo di sublimazione delle ansie di un’intera generazione. E’ quanto il saggio si propone di evidenziare attraverso una rivisitazione degli scritti di Freud e il dialogo tra i suoi scritti con le riflessioni parallele di alcuni importanti autori della storia ebraica del Novecento, tra cui Kafka, Benjamin, Scholem e Pollak
Keywords
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PDFDOI: http://dx.doi.org/10.12869/TM2021-2-01
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ISSN 2282-0043 - Registered at the Court of Rome on Nov. 8, 2012, no. 305/2012
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